Dalla vita fascista alla guerra. Per diventare piaggista

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Enrico Panichi parla della sua esperienza di vita, ripercorrendola dall'infanzia e dandoci, di conseguenza, dei dettagli curiosi su quali erano i giochi da bambini tipici di allora, oggi scomparsi, come per esempio, la lippa.

Balilla modello, cresce nell'educazione fascista fino a diventare Balilla Moschettiere, ruolo di grande importanza davanti agli occhi di un bambino. "..Insomma, balilla moschettiere, anche lì toccai il cielo colle dita!"

Cresciuto, Enrico ci parla dei lavori che adesso non esistono più, come quello che faceva lui, il lustrino, perché magari considerati futili o rimpiazzati da macchine.

Del periodo della guerra, ricorda vividamente le cannonate degli Americani, il periodo da sfollato insieme alla famiglia e ci fa riflettere su quanto la nostra società sia diventata fredda: forse rispetto a noi, allora non avevano niente, eppure, nonostante questo niente, Enrico ci racconta di una grande solidarietà tra gli sfollati, aggiungendo :     " 'Un è più com'è ora che siamo talmente egoisti, si pensa soltanto a noi. A quel momento là se ave'a bisogno, c'era subito l'aiuto, ma anche accanto di casa. Siamo diventati freddi.. Ora siamo noi.. Io, io, io..va avanti l'io e basta.."

Parlando delle truppe americane, si capisce il marcato razzismo che ai tempi dilagava, forse più di adesso: quando venivano schierati i soldati in un momento di pericolo, in prima fila c'erano sempre i soldati di colore. Interessante come dettaglio.

Nel concludere il suo racconto, Enrico cita due cittadini di Calcinaia, entrambe vittime dei nazisti: Don Orsini e Piavola.

 

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