Dino Chelli fa una ricostruzione piuttosto dettagliata del periodo della guerra, raccontandoci aneddoti di vario genere, da quelli più seri, di carattere storico, come il racconto del passaggio delle truppe di Kesselring, a quelli più folclorisitci, che ti strappano un sorriso, come i soprannomi buffi che si usava dare tra paesani.
Dino trascorre la sua infanzia a Spezia, il padre lavora in Marina e a casa c'è poco o niente. Con l'inizio della guerra, lui e la sua famiglia sono costretti a sfollare in Toscana a Calcinaia.
Dino ci racconta di Calcinaia come di "una terra di nessuno", soggetta alle granate e alle cannonate, di un Arno minato sul quale si rischiava la vita a passarci, di come si cercò di riprendere la vita dopo che la guerra finì.
In questo lungo racconto, Dino dice ciò che l'ha sconvolto maggiormente, la perdita della dignità di un popolo.
“..Insomma, gli italiani erano diventati degli straccioni che si mangiavano gli avanzi dei soldati americani. Questo mi è rimasto a me, mi ha sconvolto!..Proprio la perdita di dignità di un popolo.. dalla fame, dagli stenti, dalle privazioni. ..Una mortificazione..del popolo italiano!”
Ma il messaggio più grande che Dino lascia è, senza dubbio, questo.
“Il periodo della guerra per me a Calcinaia è stato un periodo, diciamo, di esperienze continue concentrate, un concentrato di esperienze che in quel momento non mi ero reso neanche conto dell'importanza che avrebbero avuto nella mia vita futura. E adesso, dopo tanti anni, ripercorrendole nella memoria, le ho svuotate di tutti gli aspetti negativi e le ho considerate come lo svolgersi di un film. Un film è neutro, è una pellicola. Quindi è diventato una pellicola, una serie di fotogrammi uno dopo l'altro, che ricordo, se vogliamo, anche con piacere adesso perché mi fa rivivere un periodo della mia vita che ero giovane e avevo tutta una vita davanti.”
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Dati tecnici
Trascrizione
Luogo della narrazione
Golf Club Monticello
Via Alessandro Volta, 63
Cassina Rizzardi CO
Italia
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