Due episodi della mia vita

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Da una lettera autografa di Leo Bagatti:

"Dal 1977 (anno in cui morì mio padre) al 1986 (poi nel 1987 mi sono trasferito qui a Perignano con mia moglie) ho contribuito, insieme a una trentina di colleghi commercianti, alla costituzione di un GRUPPO DI ACQUISTO COLLETTIVO delle merci dai medesimi commercializzate: vini, oli, liquori, acque minerali, bibite in genere. Costituita legalmente in forma di Società Cooperativa, con l'intento di fronteggiare la concorrenza della Grande Distribuzione, senza però riuscirci, anche perché fra i contribuenti nostri c'erano dei saldatori, ai quali sembra non convenisse avere tutti gli stessi prezzi di acquisto e mantenere così alcuni passaggi di convenienza. Sono stati circa dieci anni di duro lavoro , anche per mia moglie. Mi alzavo alle quattro del mattino per fare l'amministrazione, Prima note cassa, poi versamento in banca, alle nove in ufficio, ricavato all'interno di due grandi capannoni, più gli arrivi delle merci, scaricate a volte con l'aiuto di un servizio con muletti, spesso a braccia e insieme all'autista del Corriere e della Maria. Nel pomeriggio dalle ore 14 consegne ai Soci delle quantità dai medesimi prenotate, compilazione della Bolla di consegna con la precisa indicazione dei prezzi finali di ogni singolo prodotto, sui quali prezzi veniva ricavato solo un due per cento a favore della Cooperativa per affitto locali di stoccaggio, spese di eventuali facchinaggi e spese generali, per me solo trecentomila mensili, senza contributi sociali o di altro genere, al solo titolo di Socio con uno speciale incarico, il mio negozio l'avevo già chiuso all'inizio del 1974 quando andai alla Confesercenti Provincia di Livorno, di cui ti ho già parlato, ma anche lì le solite trecentomila, (la Maria era già dal 1975 già pensionata, con riconoscimento anticipato per invalidità/ quindi contribuiva alle spese di famiglia).
La Cooperativa svolgeva un volume di affari fatturati di circa mezzo miliardo al mese. Ma non ce l'abbiamo fatta, il piccolo commercio è scomparso, anche a causa di loro stessi, perché culturalmente non preparati alla lotta collettiva. I soci avevano versato modeste quote mensili per costituire il Fondo Acquisti per non andare a debito con la Banca, con la quale ogni socio aveva aperto un C/C. La Fatturazione e il Bilancio annuale veniva svolto da uno studio commercialista.
La Fatturazione e il Bilancio annuale veniva svolto da uno studio commercialista. Io ero il ragazzo di bottega, sempre fatto, anche con mio padre dal 1945 al 1949, solo il custodimento, poi tirare come un animale (cavallo, asino, mulo) e sempre sul collo il sospetto di non comportarmi bene.
Ho letto da qualche parte: “NON FARTI SCHIAVO DI NESSUNO”, non mi sono fatto, ho subito la schiavitù di stampo ottocentesco. Non importa: è andata così, non lo rifarei.
Per concludere con la Cooperativa un giorno mi recai a Bologna per incontrarmi con un caro amico e collega che operava nel gruppo dirigente CONAD, Leo chiudi tutto. Fu il suo consiglio, ne parlai con il Presidente della Cooperativa e andammo nella direzione consigliata, nell'estate del 1986 il nostro Commercialista e un Notaio chiusero tutto.
Questa considerazione lasciamela dire: io credo -perché è vero- che sia stata l'unica Cooperativa in Italia che abbia rimborsato a tutti i Soci i versamenti effettuati per la costituzione del Fondo Acquisti, pagato tutta la merce ricevuta dai fornitori, pagato affitto, estinto a pareggio il C/C con la Banca, e con l'attivo di quel 2% pagate le spese di chiusura dei Conti e sopportate le quote, magari modeste, di qualche Socio che non ha pagato qualche fattura.
Il sottoscritto non ha voluto nemmeno un ventino: detto alla livornese. Un' ultima considerazione: per circa 10 anni i 35 Soci di quella Cooperativa, per gli acquisti collettivi, hanno spuntato prezzi che nemmeno nei sogni più rosei potevano spuntare.
L'altro avvenimento è questo: più personale e angosciante.
Nella vita possono capitare di tutte; questa poi: “Avevo prenotato una gita in Corsica – era il 1982- una settimana prima mi venne una forte febbre -era Agosto- il mio dottore mi ordinò una lastra ai polmoni, resultarono sparsi annelliamenti da questi ad una visita superiore. Fu detto a mia moglie: per suo marito, gli procuri un buon chirurgo. A Firenze, Prof. TONELLI, livornese, chirurgo di grande fama; cattedra primaria all'ospedale di Careggi, operava anche in clinica privata a Villa Donatello in piazza Donatello a Firenze. Una Domenica di fine Agosto per appuntamento mi visitò, dopo lunghe sue pause di riflessione si pronunciò: Caro Bagatti, lei bisogna che si operi, al mi' amico che mi accompagnava nel congedarci disse: Portatemelo subito, è cancro. Non era vero.
Ricoverato nella Clinica privata di Mercoledì, fatti tutti gli accertamenti radiologici, non risultò niente, era stato solo un bronco polmonite in via di guarigione. In quei giorni quel Professore era andato ad un Congresso ritornò il lunedì, ma nei giorni prima, o Sabato o Domenica, venne a visitarmi nella mia cameretta un dottore e mi disse: Bagatti se io fossi nei suoi panni, me ne andrei, uscii il Martedì pagando per 8/giorni 5/milioni.
Conclusione: quel bel chirurgo mi voleva spezzare, poi ricucire e divenire il suo miracolato nel triangolo Livorno, Pisa, Firenze. Il motivo di ciò te lo dirò a voce."

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Casa di Leo Bagatti
via Gramsci, 180
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Italia